Castello Caetani - Trevi Nel Lazio

Trevi Nel Lazio – Castello Caetani

Trevi Nel Lazio – Castello Caetani Trevi Nel Lazio – Castello Caetani Il castello Caetani domina incontrastato la valle dell’Aniene nella quale è collocato, rappresentando il centro più importante tra i paesi dell’area montana dei Simbruini; le sue origini sono molto antiche. In principio fu sede di un oppidum equo e in seguito alla conquista romana nel 299 a.C. divenne sede di Municipium della “Treba Augusta”. Il castello così come lo conosciamo oggigiorno è stato fortificato durante il periodo del Medioevo, quando divenne una fortezza templare e il fulcro della difesa dei confini dell’Alta Valle dell’Aniene. Il castello occupa un’area di circa 800 mq e presenta delle mura merlate alte dai 12 ai 16m, mentre la torre centrale a pianta quadrata svetta con i suoi 21m. L’accesso principale, come documentato da alcune fonti ottocentesche, era a ovest, oggi è inglobato in una delle vicine abitazioni; era costituito da un grande arco a sesto acuto alto 7 m, mentre l’accesso secondario sul lato nord è attualmente l’unico reale punto di ingresso. Una rampa collegava il livello stradale e quello della corte interna. Tra gli anni 80 e 90 del 900 è stata riportata alla luce una cisterna di grandi dimensioni, ricavata interamente nella roccia e completamente intonacata con un impasto simile al coccio pesto, che ha confermato il carattere di Rocca militare del manufatto. Nel 1257 Papa Alessandro IV diede la città di Trevi come feudo al nipote Rinaldo De Rubeis, signore di Jenne, donandogli anche il castello per rafforzare il feudo che controllava l’Alta Valle dell’Aniene; nel 1262 il feudo passò momentaneamente nelle mani del Monastero di Subiaco per volere di Papa Urbano IV per essere subito riconquistato da Rinaldo De Rubeis, il Papa decise allora di affidarlo ai Cavalieri Templari nel 1263 che ne ampliarono la struttura. Intorno al …

paolo e noemia d'amico

Paolo e Noemia d’Amico

Paolo e Noemia d’Amico Paolo e Noemia d’Amico Villa Tirrena, dove il vino è un’arte, la natura è un’ispirazione, e l’eccellenza è la norma. A Villa Tirrena, un santuario del vino che va oltre il concetto di semplice cantina, l’enologia si fonde con l’arte e la natura, dando vita a un’esperienza senza pari, sospesa tra l’Umbria e l’Alto Lazio. Fondato da Noemia e Paolo d’Amico quasi quattro decadi fa, questo luogo è l’apice della passione enologica, dove ogni sorso racconta una storia millenaria. Situata in posizione strategica, Villa Tirrena si erge con maestosità, offrendo uno sguardo panoramico sulla leggendaria Civita di Bagnoregio , nota come “la città che muore”. Ma qui, la vita e la passione per il vino sono più vive che mai. La Cantina Paolo e Noemia d’Amico, un gioiello integrato in questa straordinaria tenuta, ha il privilegio di plasmare il destino di oltre 30 ettari di vigneti. Questi vigneti, pur non ostentando certificazioni ufficiali, sono custodi scrupolosi dei principi biologici. Villa Tirrena, infatti, è sinonimo di un portafoglio di etichette pluripremiate, un’ode alla quintessenza della viticoltura. L’arte dell’enologia, guidata con grazia da Noemia d’Amico e modellata dall’architetto di fama mondiale Luca Brasini, si dispiega in due sfaccettature. Una parte antica, scolpita nella roccia tufacea, è dedicata all’invecchiamento, mentre un’ala moderna abbraccia la vinificazione, l’imbottigliamento e l’etichettatura. Qui, si coltivano con passione varietà autoctone e internazionali, l’Orvieto DOP, chardonnay, Sémillon, Sauvignon blanc, merlot, pinot noir e cabernet franc, tutti armoniosi ed eccezionali. Ma Villa Tirrena è molto più di una cantina: è un’esperienza enogastronomica completa, un luogo dove l’arte, la natura e il vino si intrecciano in un abbraccio senza tempo, è un viaggio nell’eccellenza, un’ode all’infinita bellezza dell’arte e della natura. Nel ciclo immortale della vendemmia, ogni passo è un rituale, un tributo all’integrità delle uve. Ogni fase del ciclo vegetativo è seguita con …

Grotte di Collepardo – Ponte dei Santi – Certosa di Trisulti

Lasciatevi incantare dalla Ciociaria

Lasciatevi incantare dalla Ciociaria Alla riscoperta delle eccellenze in Ciociaria: un’alternativa allo stallo del turismo di questa estate L’estate del 2023 ha lasciato dietro di sé un’amara sensazione di delusione. Nonostante le promesse e le campagne pubblicitarie del ministero del turismo, l’aumento record di turisti sulle nostre coste è rimasto solo un miraggio. Le prime pagine dei giornali erano piene di sconcertanti scontrini e prezzi esorbitanti dei locali e dei ristoranti, ombrelloni e lettini in spiaggia come fossero hotel di charme. Quest’anno è emersa una tendenza preoccupante: l’avidità economica ha preso il sopravvento, con lidi che hanno elevato i loro prezzi senza alcun riguardo e rispetto del turista. Tuttavia, in un panorama di delusioni, c’è una gemma nascosta che brilla La Ciociaria Se cercate un’esperienza autentica e lontana dal caos dei prezzi e della folla, la Ciociaria è la risposta. Questa provincia, a un passo da Roma, dal mare e da Napoli, offre un rifugio tranquillo e autentico per le famiglie in cerca di una vacanza rilassante e memorabile. Qui, il turismo enogastronomico è il fiore all’occhiello, con una vasta gamma di esperienze che soddisferanno sia i palati più esigenti che gli amanti della natura e dell’arte. Potrete immergervi nella cultura del vino attraverso la scoperta dei vini autoctoni come il Cesanese e il Maturano, godendo di degustazioni nelle cantine storiche lungo la Via del Cesanese o nella pittoresca Valle di Comino. Non dimenticate di provare le eccellenze culinarie locali, come la mozzarella di bufala di Amaseno e i piatti di carne e di pesce preparati dai nostri talentuosi chef. Per coloro che amano l’arte e la storia, le città d’arte della Ciociaria offrono un’ampia varietà di siti da esplorare. Veroli, Alatri, Arpino e Anagni sono solo alcune delle gemme culturali che vi aspettano, con le loro antiche chiese, monasteri e …

castello di Vicalvi

Panorama sul castello di Vicalvi

Panorama sul castello di Vicalvi Panorama sul castello di Vicalvi Il piccolo Comune di Vicalvi conta meno di 750 abitanti, ma ospita un possente castello di origine Longobarda, situato sulla cima di un monte a 590 metri di altezza, che domina l’intero borgo e parte della Valle di Comino, dov’è ubicato, proprio a ridosso dell’Appennino abruzzese. La storia del castello risale all’epoca pre-romana, intorno al V o IV secolo a.C. I primi documenti attestano la presenza certa del castello dal 937. Dopo essere stato di proprietà dei Longobardi principi di Capua per diversi secoli, nel 1017 passò prima nelle mani di Montecassino, poi, nel XIII secolo, in quelle della famiglia d’Aquino che rafforzò ulteriormente la struttura facendo realizzare un doppio anello di mura ancora oggi visibile sebbene in rovina. Dopo uno scambio di successione tra gli Etendard e di nuovo i conti d’Aquino, il castello passò ai Cantelmo che però decisero di spostare la loro dimora presso il castello della vicina Alvito. Questo segnò l’inizio di un’epoca di decadenza che portò la fortezza a una lenta rovina, fino a quando nel XIX secolo il Duca di Alvito lo cedette alla famiglia Celli. Segno caratteristico del castello di Vicalvi è una gigantesca croce rossa su una delle facciate del castello, ben visibile anche in lontananza, un chiaro segno di riconoscimento, essendo stato trasformato dai tedeschi in un campo ospedaliero, durante la seconda guerra mondiale. Attualmente non è possibile entrare nel castello, ma diverse sale sono ancora integre: una cappella con un affresco raffigurante una Madonna Nera, la sala capitolare con archi a tutto sesto e con tracce di camini. Nei pressi del castello si trovano anche dei resti di mura ciclopiche appartenenti a insediamenti pre-romani, forse di una civiltà Sannita. Non mancano le consuete leggende che ruotano spesso attorno alla figura …