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Panorama sul castello di Alvito

Panorama sul castello di Alvito

Panorama sul castello di Alvito

Il castello di Alvito, denominato castello Cantelmo, è situato nella Valle di Comino, su  di un colle da cui prende nome e ai cui piedi è posta la piana di Alvito con l’abitato cittadino. Nonostante appaia fatiscente oggigiorno, è stato utilizzato come luogo d’incontro per diversi anni, ospitando festival musicali e conferenze, essendo divenuto di proprietà del Comune negli anni 90.

Un primo nucleo fortificato fu realizzato con molta probabilità dai Conti dei Marsi, un casato di stirpe Longobarda, verso la fine dell’XI secolo; doveva trattarsi di un borgo protetto da torri, mura e una fortezza piuttosto che un di un vero e proprio castello. Invece, la costruzione del castello avvenne per mano congiunta dei principi di Capua e dell’abbazia di Montecassino. Si dice che, passato poi ai Conti d’Aquino grazie ad una concessione da parte degli stessi monaci benedettini, il Castrum Albeti divenne una vera e propria cittadella militare che vantava una struttura urbana complessa, con ben tredici porte d’accesso; la rocca si presentava già allora imponente e ben munita di armi, baluardo di confine del Regno delle Due Sicilie. Come spesso è accaduto a diversi castelli situati in Ciociaria, anche questo subì dei gravi danni nel 1349, in seguito a un violento terremoto che sterminò tutta la famiglia d’Aquino. Il castello visse il suo periodo di massimo splendore sotto il potere dei Cantelmo che subentrarono ai parenti deceduti d’Aquino ed avviarono una serie di lavori di ristrutturazione che portarono alla creazione di una fortezza militare inespugnabile. Anche lo stesso borgo di Alvito visse un periodo di grande splendore in quegli anni, arrivando a una popolazione di circa 10 mila abitanti e diventando un saldo punto di riferimento per tutta la Val di Comino. Purtroppo dopo questo periodo di grande crescita, iniziò il lento declino della famiglia Cantelmo. L’insofferenza degli abitanti verso i Cantelmo, le ripetute sconfitte dei loro alleati francesi, l’attacco finale di Federico d’Aragona che assediò Alvito, furono le cause del loro crollo che portarono i Borgia a divenire i nuovi padroni, nel 1496 che ne mantennero il possesso fino al 1503, quando passò sotto il controllo degli spagnoli con le famiglie Navarro e Cardona, residenti a Napoli. Il castello non fu mai abitato dai loro padroni spagnoli che avevano già altri possedimenti. Fino al XX secolo, il castello ha conservato integro il suo aspetto, poi, a causa dei terremoti e dello stato di abbandono, ha subito diversi danni irreversibili tra cui la perdita degli elementi architettonici più vistosi, dal maschio alle merlature. “La struttura architettonica è costruita secondo i modelli dell’economia militare e non ha subito interventi di restauro filologico o manieristico come successo ad altre strutture simili e conserva quindi tutte le forme medievali. Gli elementi principali sono i sistemi difensivi, disposti progressivamente da un perimetro esterno al centro e l’edificio in cui risiedevano i castellani. Una prima cerchia muraria alta cinque metri circonda tutta l’area su cui si è sviluppato il castello, di forma trapezoidale, ricavata spianando la cima del colle; alle prime mura, che si innalzano per cinque metri, corrispondeva un fossato profondo altri cinque nel lato che dà verso il centro abitato. Una seconda cerchia muraria proteggeva l’edificio vero e proprio, protetto da quattro muraglioni a scarpa, con quattro torri angolari alte 14 metri e larghe 11 di circonferenza alla base e 9 alla cima. Al centro della seconda cerchia si ergeva un edificio quadrangolare, il maschio, che si innalzava per 11 metri più in alto rispetto al resto del castello: al lato sud dell’edificio dovevano trovarsi le stanze della nobiltà, mentre nei restanti locali risiedeva la servitù e le guardie. Una torre ottagonale ne proteggeva l’accesso. Merlature guelfe” (Rogacien P., Il Castello di Alvito, in «Spazio Aperto», 1993, n. 2).

 





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