a cura di Maria Mandarelli
Cantine Aperte un’occasione (persa)!
L’enoturismo o turismo del vino è un’esperienza relativamente nuova, che conta secondo il XV Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, ben 2,5 miliardi di euro per un totale di oltre 14 milioni di enoturisti. Questo risultato, forse è merito anche di eventi come “Cantine Aperte” che interessa quasi la totalità della nostra Nazione.
L’idea nasce il 15 maggio 1994 dall’ente no-profit Movimento Turismo del Vino nato nel 1993, che ha come obiettivi:
- Promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione
- Sostenere l’incremento dei flussi turistici in tutte le aree d’Italia a forte vocazione vitivinicola
- Qualificare i servizi turistici delle cantine
- Incrementare l’immagine e le prospettive economiche ed occupazionali dei territori del vino
Durante l’ultima domenica di Maggio le cantine partecipanti aprono le porte ad enoturisti di ogni età, organizzando diverse attività come trekking, degustazioni, pic nic tra i filari e tanto altro, ma soprattutto la visita in cantina, che permette di vedere e tastare la passione che ogni azienda mette per produrre il vino.
Secondo “il sole 24 ore” i numeri pre-pandemia parlavano di 800 cantine partecipanti, un milione di visitatori. Di questi, secondo le stime dell’associazione, un 70% erano winelover regionali, un 25% sconfinavano fra una regione e l’altra e un 5% erano enoturisti stranieri. Quest’anno nel Lazio hanno partecipato solo 6 cantine, di cui 3 della provincia di Roma, 2 della provincia di Latina e 1 di Viterbo e 0 della provincia di Frosinone, pur avendo 1 DOCG, 1 DOC e 3 IGT, siamo l’unica zona di produzione del Lazio che ha deciso di non ospitare l’evento. Rinunciando alla possibilità di valersi di un marchio consolidato e conosciuto dagli enoturismi, di ente di supporto che ha trent’anni di esperienza e di consolidare i legami con altre cantine o operatori del settore Ho.Re.Ca.
Questa tipologia di evento diffuso, inoltre, permette di attuare un’efficace marketing esperienziale, che non mette al centro il prodotto, ma il consumatore, permettendo di coinvolgerlo direttamente ricorrendo alla sfera emotiva. Questo consente di creare una relazione tra il brand e il consumatore e di aumentare la percezione positiva, il valore e la fedeltà al marchio.