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Viaggio nostalgico nelle ferie del “secolo scorso”

a cura di Livia Gualtieri

1 Settembre 2022

Viaggio nostalgico nelle ferie del “secolo scorso”

Agosto, tempo di vacanze. Questo mese fa tornare alla mente espressioni come “grande esodo, partenze intelligenti, bollino rosso, code in autostrada”.

Siamo abituati da sempre a questi termini che si ripropongono puntualmente ogni estate. Ma, per quelli di noi un po’ più adulti, il periodo è anche occasione di un viaggio nei ricordi e di un nostalgico confronto tra le vacanze del ventesimo secolo e quelle del terzo millennio. Un tempo si andava in ”villeggiatura”, si diceva così. Ricordo i due mesi sulle Dolomiti con la famiglia che partiva alla chiusura delle scuole e papà che ci raggiungeva quando la farmacia aveva il turno di ferie. Ogni persona ha i suoi personalissimi ricordi di famiglia, ma alcuni sono comuni a tutti e paiono frammenti di un’archeologia turistica usciti dallo scavo di uno studioso di costume.

C’era l’automobile carica di valigie, perfino il portapacchi sul tetto, per portare tutto quello che poteva servire, non si sa mai. Valigie di cuoio pesantissime, nulla a che vedere con i trolley in alluminio super leggeri e colorati. E il servizio informazioni sul traffico che ci faceva sembrare tutti Furio: “Se parto fra tre minuti, mantenendo una velocità di crociera di 80 km orari, riesco a lasciarmi la perturbazione alle spalle?” Le mete erano le più belle località di mare o di montagna che il nostro meraviglioso paese offre in abbondanza. Ma iniziava la moda dei viaggi all’estero con i sempre più diffusi tour operator che ci regalavano slogan rimasti pietre miliari della pubblicità.

Vacanza fai da te, no Alpitour? Ahiahiahi … Gli hotel si sceglievano con il tam tam di amici e parenti e non c’erano i TripAdvisor, i Trivago, i blog. Niente stelline di recensione, ma un questionario cartaceo da riempire prima di andar via.

C’erano i pranzi luculliani preparati da mamme e nonne anche per andare in spiaggia. Non era ancora l’epoca della cucina stellata e dell’impiattamento artistico. O del salutismo eletto a filosofia di vita. E quei pranzi portavano con sé le fatidiche tre ore di attesa prima di fare il bagno.

La musica per il viaggio erano le cassette nell’autoradio, niente touch screen e spotify. E si cantava a squarciagola per ingannare la coda sotto il solleone e la fila al casello senza il Telepass. Tutto era forse molto naïf ma aveva il sapore dell’attesa, quella che ti fa desiderare intensamente qualcosa e la rende più bella e indimenticabile. Oggi il click del mouse ha sostituito il fruscio delle pagine sfogliate sui cataloghi turistici e gli aerei non sono più riservati ai pochi fortunati ma un mezzo sempre più democratico, con i voli low cost e last minute. L’aria condizionata ha sostituito il finestrino abbassato e i social hanno soppiantato le cartoline per comunicare scorci, notizie e aggiornamenti sulle vacanze.

Ma credo si sia perso un po’ di quel romanticismo che ci rende sì un po’ anzianotti, ma ci fa pensare di aver vissuto gli anni più belli della storia.










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