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L’importanza del turismo e la valorizzazione del nostro territorio

Turismo di massa o turismo di qualità?

a cura di [cam_igo_r]

Turismo di massa o turismo di qualità?

Molti si interrogano se per ripartire e combattere la crisi sia necessaria la massa con tutto ciò che ne comporta, oppure la qualità, e come dice Nicoletta Trento “… la brava guida non è solo colei che spiega il monumento ma è il Virgilio di un luogo, è la sua anima narrante…”. Oppure Alfio Mirone che evidenzia tutte le eccellenze del nostro territorio, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese.

Tuttavia la domanda persiste: è giusto che una App fatta per lo più da logaritmi, sostituisca una persona, essere pensante che si emoziona?

Oppure le due cose possono e devono cooperare? Ci sarebbero tante cose da dire in merito, quella che più mi preme è la speranza che ci siano persone curiose e vogliose di interessarsi prima di tutto.

Un primo rimedio per il prossimo futuro potrebbe essere la decentralizzazione del turismo, la promozione di un certo tipo di turismo cosiddetto provinciale. Non per questo meno interessante.

Canalizzare il turismo non solo sulle mete più ambite e richieste della penisola, ma dirottare lo spostamento di persone anche soprattutto verso la provincia italiana. Questo sarebbe un modo per crescere e per garantire quella sicurezza di cui abbiamo tutti bisogno.

Inoltre andrebbe a prevenire il pericolo di grandi flussi di persone concentrate in pochi luoghi, con tutto ciò che ne comporta.

Come? Con una vera promozione e un’analisi continua dei reali bisogni! Sembra facile a dirsi ma per farlo realmente ci vuole serietà e perseveranza.

Questo processo non può non derivare da un confronto continuo e produttivo fra tutte le realtà presenti sul territorio. Solo ascoltando si può capire, senza favori ma con delle regole chiare e uguali per tutti, al fine di incentivare coloro che hanno voglia di fare.

In molti più o meno giovani hanno bisogno di fiducia e di un Italia aperta e vogliosa di ascoltare proposte ambiziose. Credere quanto sia possibile investire. Mentre il più delle volte si registrano per lo più chiusure, dettate dalla paura e da una consuetudine legata ad un mondo che non esiste.

Dobbiamo reiventarci continuamente ed essere uniti. Quando lo capiremo forse sarà tardi, magari questo periodo di clausura collettivo sarà servito ad uno scopo nobile.

Prendiamo come riferimento la nostra terra CIOCIARA.

Quale sarebbe la ricetta per sviluppare un territorio come quello ciociaro, ricco di storia e di folklore. Furente di antiche usanze radicate e di beni paesaggistici che in pochi conoscono.

La promozione turistica è un argomento scottante al giorno d’oggi, oserei dire centrale in una nazione come l’Italia. Tuttavia mi preme sottolineare il fatto che si parla sempre di tutto, tranne di cultura.

Perché dico cultura? Ci arriveremo tra un po’, se avrete pazienza di sopportarmi.

Ora parliamo un po’ di noi. Vi va? Ma facciamolo con auto critica per cortesia.

Cominciamo col dire che la maggior parte dei cittadini italiani e di conseguenza anche quelli ciociari, sono i primi poveri di spirito a non interessarsi ad argomenti socio-culturali se non quelli di puerile e sterile polemica populista.

Detto in parole povere: ci indigniamo con la stessa velocità con cui poi dimentichiamo.

L’anima civica non esiste, coloro che si impegnano a portare avanti le usanze sono per lo più anziani, qualche giovane motivato e ben pensante, una minoranza, e per fortuna che ci sono oserei dire queste minoranze.

Lo avete capito dalle mie parole: non nutro grande stima verso questa società continuamente dedita al progresso dell’apparenza, al vizio del consumismo più sfrenato e alla rincorsa al “like”.

Il problema turismo, inteso come promozione e valorizzazione del territorio – e nella provincia di Frosinone tengo a precisare già da prima del Covid-19, non c’era un vero piano di programmazione o una seria progettualità – ma solo belle parole, qualche slogan o diversi libretti informativi colorati e impaginati male.

La politica come tutti sappiamo è lo specchio della società, e se tutti siamo audaci solo quando dobbiamo prenderci i nostri 30 secondi di gloria sui social, non lamentiamoci se un “cazzaro verde” ambisce a governarci – cito e prendo in prestito volutamente il titolo del libro di Scanzi, solo per far capire meglio.

Che cos’è la cultura?Perché è importante per il turismo e la valorizzazione del nostro territorio? Con il termine cultura si intende: “quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano morale ed intellettuale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società”.

In senso antropologico potremmo definire la cultura come il complesso delle manifestazioni della vita sociale e spirituale di un gruppo etnico, in relazione alle varie fasi storiche. Insomma quando parliamo di cultura parliamo di noi.

La nostra cultura è l’appartenenza, il bene più prezioso, l’eredità più grande da preservare.

Nell’opinione pubblica ancora oggi, in modo silenzioso e spesso sordo, la cultura viene vista come un qualcosa di elitario, un bene per pochi, e in taluni casi vi è un vero e proprio rifiuto ostentato all’impegno.

Tutto ciò provoca su larga scala una scissione tra fasce diverse di popolazione, con un appiattimento verso il basso da una parte e viceversa un innalzamento verso l’alto dall’altra.

Le conseguenze? Ostracismo, differenziazione, cattiveria… e potrei andare avanti.

Potremmo ridefinire il tutto nella dicotomia storica tra cultura elitaria e cultura di massa (vi invito ad approfondire sul tema, sapete basta scrivere un argomento su qualsiasi motore di ricerca on line e, boom!! Come per magia in meno di tre secondi avete a vostra completa disposizione una miniera di sapere, il più delle volte anche gratis).

Il sapere è intorno a noi, non è questione di privilegio né tantomeno di imposizioni, ma solo e semplicemente di curiosità, vale per tutti, senza nessun limite di tempo supera qualsiasi schema, dipende solo da noi.

Concludo con un piccolo esempio che mi piace fare:

Un giorno ho immaginato l’Italia come un grande orto, tanto ricco quanto variegato. Questo grande orto era composto da un insieme di migliaia di piccoli orticelli, uno più bello dell’altro e tutti producevano, l’uno con l’altro e per l’altro.

Se c’era un sogno chiamato Italia non dimentichiamolo. Siamo uniti e collaboriamo tra noi. Cerchiamo di essere curiosi e facciamo cultura. In ogni campo. Non guardiamo solo al nostro orticello. Allora cresceremo.










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