a cura di Alfio Mirone - Raccontatore teatrale
Pinocchio
Una narrazione atemporale, resa con un’originalità che lascia un segno indelebile.
Assistere domenica alla rappresentazione di Pinocchio al Teatro Vascello, ad opera della Compagnia “Teatro del Carretto“, è stato come intraprendere un viaggio affascinante nelle profondità di un classico senza tempo. Maria Grazia Cipriani, con la sua regia innovativa, e Graziano Gregori, attraverso le sue scenografie evocative, hanno saputo trasfigurare il racconto di Collodi in un’esperienza teatrale che va oltre la semplice narrazione, toccando corde profonde nell’animo dello spettatore.
Questa produzione, a mio avviso, si distingue come il “Pinocchio ideale” per il palcoscenico teatrale, grazie alla sua abilità unica di intrecciare la fedeltà alla narrazione originale con un linguaggio scenico vivace e contemporaneo. L’interpretazione scenica non si limita a ricreare le atmosfere magiche del libro; le eleva a metafore di un percorso di crescita personale, rendendo lo spazio scenico un attore silente, ma potentemente espressivo, della storia.
L’interazione tra Pinocchio e la Fata Turchina, basata su uno scambio verbale ricco di significato, contrapposta al dialogo corporeo del burattino con il resto del mondo, rivela una scelta drammaturgica di grande effetto. Questo approccio sottolinea il legame unico tra Pinocchio e la sua mentore, aggiungendo uno strato di emotività che avvicina lo spettatore al cuore pulsante della narrazione.
La performance degli attori, caratterizzata da un’intensa espressività emotiva e fisica, porta alla luce la complessità di ciascun personaggio, rendendo ogni scena memorabile. Il loro lavoro evidenzia la capacità di questo “Pinocchio” di evocare risate, riflessioni e lacrime, testimoniando la profonda impronta che la storia ha lasciato nell’immaginario collettivo e l’importanza della sua presenza sulle scene teatrali.