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Per dimenticare bisogna ricordare

Storie di tutti i giorni

a cura della
Dr.ssa Marcella Ciapetti
Pedagogista, Pedagogista clinico

Per dimenticare bisogna ricordare 

Il dolore di chi lascia è diverso da quello che prova chi viene lasciato.

Chi viene lasciato, viene gettato nel dolore, in una sofferenza profonda, che svuota.

Lacan parla di “separtizione”. Bel termine: nell’esperienza della separazione si perde un pezzo di noi, qualcosa che resterà nell’altro, per sempre. Mi viene in mente la canzone “Dove tutto e a metà” dei Tiromancino…

Non ricordo quante volte io abbia paragonato la fine di un amore alla perdita di un arto. Ci si sente menomati, a metà, privi di qualcosa di nostro che compromette il nostro equilibrio e benessere. E che si fa? Freud parla di lavoro del lutto, un lavoro molto simile alla perdita di qualcuno che amiamo che passa a miglior vita. Un lavoro che attraversa il dolore, che richiede tempo e memoria. “Bisogna frequentare la ferita che l’altro ci ha inferto”, conoscerla , abitarla, nel tempo.

Ed è necessario ricordare, non incollarsi all’oggetto d’amore perduto con l’odio, ma proteggere , ricordando, ogni fermata nella stazione del legame d’amore, ciò che , comunque sia andata, ci ha riempiti di attimi indimenticabilmente belli. Si arriverà , come afferma Nietzsche, al tempo del disgelo, quel vento di primavera che ci farà respirare leggerezza. Assurdo, bisogna ricordare per dimenticare… ma in fondo non si dimentica, perché “c’è sempre un resto”, una ferita cicatrizzata che ci ricorderà quanto la solitudine, piacevole e  dolorosa allo stesso tempo, sia un riconoscimento del nostro difficile lavoro di rinascita.

Non bisogna aver fretta , sostituendo l’oggetto d’amore come un qualunque pezzo di ricambio, nè concedere all’odio una “brillante carriera”.

Tante volte abbiamo una lettera d’amore da spedire, ma non conosciamo nessun indirizzo al quale inviarla…

Non c’è lutto indolore e non c’è lutto che non richieda un lavoro lungo e doloroso…

e, come afferma Recalcati, viviamo in un tempo anti- lutto, che mira all’odio di chi abbiamo perduto e alla sostituzione immediata dell’oggetto d’amore.

In questo modo, la ferita non sarà mai poesia.

Insomma per dimenticare bisogna ricordare… ed è un lavoro che non necessariamente porta all’isolamento, concetto ben diverso dalla solitudine, una dimensione che, seppur dolorosa, può rimetterci in contatto con noi stessi. Per elaborare un lutto, una fine, ci vuole lavoro e tempo…





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