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Il Padre nella vita dei figli, qual’è il loro nutrimento?

Storie di tutti i giorni

a cura della
Dr.ssa Marcella Ciapetti
Pedagogista, Pedagogista clinico

Adoro ricercare l’etimologia  delle parole e mi sono chiesta la parola “padre” da cosa derivi. In greco , l’etimologia della parola “recinto”, ha la stessa radice della parola “padre”, colui che dona confini, limiti.

La radice PA della parola “padre”, deriva dal sanscrito PITA che, nel  tempo, è stata abbreviata in PA, che ha un duplice significato: nutrimento e protezione. Quindi, per padre, si intende non solo colui che dona confini e limiti, ma anche colui che da nutrimento di ogni tipo, emotivo, d’amore, di esempio, oltre al cibo , inteso nel senso più comune del termine.

Parole come pasto, pascolare, pastore, pane, hanno tutte la stretta radice, PA, che richiama al nutrimento.

In un tempo passato, forse non troppo, possiamo rintracciare un’infinità di immagini repressive della paternità, folli e sadiche.

Ancora oggi, grazie alla mia esperienza professionale e non, prendo tristemente atto di quanto sia ancora così attuale l’idea che educare voglia dire raddrizzare, correggere, modificare , anche attraverso le più disparate forme di violenza,  quella vite , usando una metafora botanica, che è il soggetto in formazione.

Tornando al passato, il padre rappresentava l’autorità, lo sguardo severo, l’ultima parola, colui che era in grado di creare in casa  un’atmosfera di rispetto misto a paura.

A differenza del passato, oggi il padre si ricorda  di stabilire quei limiti e quei confini necessari all’essere umano per orientarsi , in maniera incoerente e discontinua , con prevedibili risultati fallimentari .

Troppe volte assisto all’impotenza del padre al cospetto di reazioni aggressive, irrispettose e sfidanti da parte di figli,  orfani di padri vivi.

Chi è il padre oggi?

Il padre, per dirla con le parole di Massimo Recalcati, non è uno spermatozoo , non è il genitore biologico.

Il padre è colui che racchiude nel suo ruolo due atti fondamentali:

quello genetico e quello proprio del riconoscimento del figlio , che gli permette di identificare il figlio come “proprio figlio”.

A questo punto , il padre ha con il figlio un rapporto di responsabilità illimitata , senza diritto di proprietà.

Per Freud il padre è il simbolo di una legge che non troviamo scritta su nessun libro, ma che è il fondamento di ogni forma di civiltà: è la legge che interdice l’incesto , inteso come spinta dell’uomo a realizzare il godimento illimitato.

In questo senso il ruolo del padre è quello di trasmettere l’idea che non tutto è possibile, custodendo il senso più autentico del limite, fondamentale per la formazione umana.

La funzione della legge non è patibolare, ma è finalizzata a trasmettere il desiderio. Se pensiamo al gioco del calcio, è necessario stabilire delle linee di confine affinché sia possibile il gioco del desiderio.

La legge del padre non è contro il desiderio ma unisce la legge al desiderio .

Oggi sembra che l’alleanza tra legge e desiderio si sia interrotta.  Non c’è più la legge, viviamo un desiderio anarchico dissipativo.

Il nostro tempo è quello dell’evaporazione del padre , un padre inconsistente, disorientato, in un’epoca che appiattisce le differenze generazionali.

Assistiamo ad una rivoluzione antropologica che non vede più il figlio adattarsi alle leggi di famiglia ma le leggi di famiglia adattarsi al figlio .

La difficoltà dei padri è quella di non essere sufficientemente amati dai figli , rincorrendo con eccessivo permissivismo il loro riconoscimento .

Il padre , oggi, desidera essere sufficientemente amabile dal figlio.

E allora, una volta evaporato, cosa resta  del padre?

Se il padre non è più lo sguardo severo, se non è più colui che spiega il senso della vita, se non è più il volto umano della legge, cosa resta?

Resta il fondamentale nutrimento della parola, della testimonianza , attraverso lo stile del padre. Uno stile fatto di gesti, silenzi, toni di voce, sguardi che sanno restituire il senso della propria vita, la passione del desiderio, della luce.

I figli non hanno bisogno di padri  esemplari ma di padri  testimoni, in grado di accogliere il proprio figlio come altro, come figlio unico , insostituibile.

Un nutrimento emotivo che sappia seminare desiderio, passione per il realizzarsi dei propri progetti e sogni che, per dirla con Leopardi, non saranno mai piani di famiglia.

Questo vuol dire esserci come testimone, attraverso la determinazione e la coerenza, esempi che sono strumenti pedagogici infallibili.

Un padre che racconta e si racconta, che condivide le proprie esperienze di vita, il suo essere appassionato, da dentro.

Solo raccontando la passione, può aver luogo l’emozione, qualcosa di magico in grado di saper “ mettere in movimento” gli animi, assetati di nuovi “ancora”.

Solo attraverso lo stil , il modo di accarezzare la passione e di trasmettere il desiderio della stessa, si può gettare il seme di un autentico e gravido cambiamento.










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