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Frosinone il capoluogo della Ciociaria

a cura di Nicoletta Trento – Guida Turistica

I Percorsi della Ciociaria

Posta in posizione strategica centrale nella valle del Sacco, Frosinone adagiata su un colle ad 290 metri di altitudine  ha da sempre rappresentato un eccezionale crocevia tra Roma Napoli il Mar Tirreno e l’ Adriatico. Fu proprio a causa di questa sua posizione che la città ha subito invasioni e devastazioni nel corso della sua storia millenaria.

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A chi pensa che la città non abbia una storia ricordiamo con desolazione, che essa purtroppo è stata spesso sepolta sotto grandi palazzi  come è il caso dell’anfiteatro romano o ricoperta come il caso delle tombe volsche e delle terme romane.

L’attuale città sorge sui resti di antichissimi insediamenti che si sono sovrapposti lungo il corsi dei secoli, come testimoniato dai reperti (dalla preistoria all’età romana) raccolti nel

museo archeologico sito in un palazzetto del centro storico nelle vicinanze della Cattedrale. Tra i vari reperti che vi si conservano va segnalata la presenza della collezione di Vittorio Palermo composta da 250 monete in argento e bronzo di epoca romana, una collezione singolare perché al collezionista interessava rappresentare tutta la storia di Roma attraverso le monete.

La cattedrale è dedicata a S. Maria Assunta e fu totalmente ricostruita  in stile settecentesco dopo la totale distruzione causata dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale.

L’interno è riccamente decorato da un grandioso  mosaico absidale del Mariani e da tele di famosi artisti contemporanei come Purificato, Fantuzzi, Ceracchini, Montanarini, Colacicchi che illustrano le storie della vita della Vergine e di Gesù. Nel 1641, la chiesa si arricchì del prezioso “tondo”, attualmente conservato nella cappella della Madonna del Rosario, raffigurante la Vergine col Bambino e Santi del G. Sementi allievo di G. Reni. Ai lati del transetto  si trovano e statue bronzee dei santi patroni Ormisda e Silverio, padre e figlio entrambi papi,  unico caso della Chiesa.  Ormisda durante il suo pontificato (514-23) dovete affrontare il primo grande scisma della Chiesa dando prova di grandi capacità diplomatiche e per questo è considerato uno degli ultimi Padri della Chiesa latina. Meno fortuna ebbe suo figlio Silverio eletto papa nel 563 su imposizione del re ostrogoto Teodato e coinvolto nelle faide politiche e religiose del tempo tanto da essere imprigionato e martirizzato nell’isola di  Ponza nel 537.

Particolarmente suggestivo è il panorama che si gode dalle bifore del maestoso Campanile ricostruito nella seconda metà del 1700 in stile romanico utilizzando le pietre antiche.

Assai più antica è la chiesa abbaziale  di san Benedetto ricostruita nel 1700 su un precedente edificio medievale, che conserva all’interno la tela  della Madonna del Buon Consiglio  che il 10 luglio 1796 fu al centro di un miracolo: si narra infatti  che  la Vergine aprì gli occhi e pianse  guardando il Bambin Gesù. In chiesa si conservano anche preziose tele settecentesche.

In piazza della Libertà si affaccia la Prefettura un tempo Palazzo del Nunzio Apostolico e sede delle carceri pontificie, decorata da con scene agresti  del pittore Domenico Purificato, sublime interprete dell’anima di Ciociaria. Alcuni ambienti conservano anche  preziosi mobili  provenienti della Reggia di Caserta.

Particolarmente caro ai frusinati il monumento realizzato dallo scultore di fama internazionale Ernesto Biondi, dedicato ai Martiri della Libertà  e a Nicola Ricciotti patriota frusinate che morì nel vallone di Rovito durante la tragica spedizione dei fratelli Bandiera (1844; esso è anche un sacrario perché conserva le spoglie del Ricciotti, ricondotte a Frosinone da Cosenza all’inizio del 1900. Il monumento ha un’ evidente impostazione massonica come sottolineato anche dal bacio d’iniziazione che si scambiano i due uomini (posti sopra la figura di Aonio Paleario), che fronteggiano la facciata della Prefettura. Passeggiando in Piazzale Vittorio Veneto si apre un ampio panorama sulla valle sottostante e verso i monti Lepini ed Ernici dove si trovano bellissime città d’arte e piccoli borghi montani. Da Corso della Repubblica una piacevole passeggiata ci conduce nella piccola

Chiesa di S. Lucia  con facciata neoclassica e utilizzata in origine come sepoltura per i condannati a morte. Presso i giardinetti pubblici nei pressi di Porta Campagiorni,  una statua ci ricorda Norberto Turriziani giovane frusinate morto in Trentino nel 1916 durante la prima guerra mondiale e al quale è intitolata la biblioteca comunale e il liceo classico.  Dopo la sua morte  il padre volle ricordarlo  donando  alla Città la somma necessaria alla costruzione del “Regio Liceo Ginnasio”, intitolato a lui dal  1929.

Si raggiunge  in via delle Fosse Ardeatina la chiesa della Madonna delle Grazie più nota come  la  chiesa di San Gerardo, tanta è la devozione portata al Santo festeggiato con grandi onori il 25 settembre.

A ricordarci la quasi totale distruzione della città operata dai bombardamenti alleati è il Monumento ai Caduti (1971) dello scultore contemporaneo Umberto Mastroianni. L’opera si presenta sotto forma di enorme macchina bellica, protesa in uno slancio verticale, come a voler sparare ancora. Questo luogo è altamente simbolico perché vi furono martirizzati  Pierluigi Banchi di Fiesole, Giorgio Grassi di Figline Valdarno e Luciano Lavacchini di Borgo San Lorenzo, tutti e tre neanche ventenni uccisi dai soldati tedeschi il 6 gennaio 1944.

Nel quartiere della Madonna della Neve sorge l’ omonimo Santuario con l’immagine prodigiosa della Vergine Maria “che il 10 maggio del 1675 s’illuminò di  un colore vivo e iniziò a sudare” . Nel 1711 il marchese Livio de Carolis dopo aver ricevuto una grazia fece edificare la  grandiosa fontana che abbellisce la piazza.

Questa vuole essere solo una panoramica di quello che possiede questo capoluogo di provincia, nei mesi successivi parleremo in maniera dettagliata di tutti i monumenti, del suo museo archeologico e della sua ricca storia, per finire con la storia del Carnevale che si svolge nel rione Giardino a cui è tanto legato questo territorio.

FROSINONE  FURSINA O FRUSNA?

Questo paragrafo è dedicato all’archeologia ampiamente documentata nel Museo Archeologico Comunale dove la direttrice Dott.ssa M. T. Onorati e  tutto il personale sono costantemente impegnati nella  conservazione e divulgazione della storia più antica del capoluogo.

 Assai dibattuta è l’etimologia del nome Frosinone che secondo alcuni studiosi deriverebbe da Frusna parola derivata del greco giovenca; mentre per altri andrebbe ricollegato ad un’ipotetica gens etrusca chiamata Fursina oppure  secondo alcuni studi da Frusna cioè  “terra irrorata dai fiumi”.

Di certo sappiamo invece che la città tentò in ogni modo di ribellarsi a Roma tanto da far parte insieme alla Lega Ernica ( 306 a.C.)  ad una rivolta contro  il  dominio di Roma che come punizione le ridusse di  un terzo il suo territorio che passò alla vicina e fedelissima Ferentino. Durante l’avanzata di Annibale lungo la Via Latina (II guerra punica), Frosinone non si arrese e perciò venne completamente distrutta, questo atto di coraggio le meritò l’appellativo datole da Silio Italico, di Bellator Frusino, che campeggia nello stemma cittadino. Lo scrittore romano  loda Frusino anche per la sua partecipazione alla  battaglia di Canne. Diversi scrittori antichi, tra i quali Tito Livio, Cassio Dione, Silio Italico, Festo Pomponio, Floro, Giovenale, Cicerone ricordano la città di Frosinone non solo per meri fatti storici, ma anche per le virtù dei suoi abitanti. Cicerone vi possedeva una villa o un fondo. Nonostante le innumerevoli contrarietà  politiche e militari, Frosinone divenne Prefettura e Municipio tanto che vi furono innalzate le mura a difesa della città. Fu abbellita di edifici, monumenti e statue.

Per rintracciare la storia più antica della città è necessario  visitare il piccolo ma interessantissimo Museo Archeologico di Frosinone sito nel centro storico in via XX Settembre 32 (nei pressi della Cattedrale)  i cui reperti sono  esposti  con grande cura e metodo scientifico didattico in tre grandi sezioni.  

Sezione dedicata alla Preistoria e  alla Protostoria vi si ammirano  manufatti in selce risalenti  al paleolitico inferiore e databili a circa  250.000 anni fa e ritrovati presso la località Selva dei Muli. Più numerosi e significativi sono i reperti del XII-X secolo a.C. (Età del Bronzo), tra questi oltre al vasellame si ammirano   fornelli per la cottura dei cibi, utensili per la tessitura e la filatura della lana e  resti di fornaci per la cottura dei vasi.

La sezione dedicata all’età Arcaica vi  sono esposti alcuni corredi databili tra la fine del VI e il V secolo a.C. e che constano soprattutto in vasellame in ceramica utilizzati in cucina tra cui scodelle e brocche per il consumo dei cibi e bevande e le olle per la conservazione o la cottura degli alimenti. Sono presenti anche armi in ferro, oggetti di ornamento e ceramiche risalenti a partire dalla fine del VII secolo a.C. Da ammirare per la sua enigmatica e arcaica bellezza l’“Antefissa Valle” raffigurante una testa femminile,  databile agli ultimi decenni del VI secolo a.C.

La sezione dell’età  Romana custodisce reperti riferiti in particolare agli ultimi anni del IV secolo a.C., periodo in cui risalgono le prime notizie storiche concernenti Frusino, tramandate da Tito Livio e da Diodoro Siculo. Tra questi materiali sono presenti degli specchi in bronzo e delle ceramiche provenienti da contesti funerari databili a partire dall’inoltrato IV secolo a.C. una statua  acefala virile loricata, una testa di fanciullo dall’espressione malinconica della seconda metà del I sec. d. C. , il frammento di una statua con gamba affiancata dalla protome di un cinghiale d’età imperiale che rimanda al tema mitico della caccia al cinghiale.

Fiore all’occhiello del Museo è  la collezione di monete di  Vittorio Palermo (ingegnere ed ufficiale di Marina marchigiano) con la quale si documenta parte della storia di Roma attraverso questi reperti numismatici in argento e bronzo. Le monete sono esposte entro un monetiere modulare interattivo appositamente progettato per ammirare il dritto e il rovescio  facilitandone la fruizione sia a fini didattici che ai non vedenti anche  grazie alla riproduzione dei materiali esposti.

I pochi resti archeologici visibili fanno presupporre che in questa  zona più alta della citta tra la Prefettura e la Cattedrale doveva ergersi l’Acropoli mentre il Foro occupava l’area dell’ attuale Piazza Garibaldi. L’attuale Rione Giardino era attraversato dalla Via Latina dove si trovavano   le domus   del patriziato romano riccamente decorate.

In via Roma nei pressi di Ponte la Fontana, (già d’epoca romana ma ricostruito nel 1744  a causa della piena del fiume Cosa) nel 1965 furono rinvenuti i resti dell’Anfiteatro del II sec. d. C. che trovandosi al di fuori delle mura cittadine  testimonia di come  la città si fosse estesa lungo la via Latina oltre il fiume Cosa. Gli archeologi hanno ipotizzato che esso  avesse un unico ordine di gradinate e potesse ospitare circa 2000 spettatori. A conferma dell’attraversamento della via Latina sul fiume resta un cippo del I sec. a.C. (rinvenuto nel 1989) la cui iscrizione fa riferimento alla costruzione di un’opera pubblica realizzata usando parte di un bottino di guerra donato  da un comandante supremo dell’esercito romano insignito del titolo di “imperator” e il cui nome fu poi cancellato perché caduto in disgrazia, assai suggestiva e probabile l’ipotesi che doveva trattarsi del grande Caio Mario la cui sconfitta ad opera di Silla ne causò la  “damnatio memorie” cancellandone per sempre il ricordo.  Sempre nei pressi di piazzale de Mattheis nel 2007 furono rinvenuti i resti di un impianto termale pubblico che pare avrebbe occupato un’area di 1800 mq probabilmente alimentato da un’acquedotto ubicato nei pressi dei Ponte della Fontana e il cui ingresso era posizionato lungo un diverticolo della  Via Latina.

Fuori dal centro urbano, in località S. Angelo inoltre  si trova una Tomba (in precario stato di conservazione) in opera laterizia del II sec. d.C.  appartenuta ad una famiglia del patriziato romano.

Le Chiese

La chiesa di S. Maria in Frosinone, (cattedrale della Diocesi dal 1987), ha origini medioevali, e  fu edificata sull’area dell’antica acropoli romana dove sorgeva il tempio dedicato a Marte, il primo documento di cui se ne  fa menzione è del 1147; più volte restaurata , fu elevata a “Collegiata insigne”  il 15 luglio 1755 da  papa Benedetto XIV, mentre Pio IX nell’aprile del 1850 concesse alla chiesa l’uso del trono papale come cattedra vescovile. Attualmente la chiesa  ha  una veste settecentesca dopo la distruzione causata dai bombardamenti della 2 Guerra Mondiale.  Ad “accogliere” idealmente i visitatori sono le due statue bronzee dei due Papi frusinati, Sant’Ormisda e San Silverio, poste ai lati dell’altare centrale. I due pontefici, padre e figlio, (caso  unico nella storia della Chiesa), vissero nel VI sec.;  da notare che Sant’Ormisda è rappresentato  con le mani raccolte al petto e tiene una croce di ferro e il libro Epistole Hormisde, in ricordo della sua grande opera di  riunificazione della Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente.  Di grande impatto visivo  è lo splendido mosaico absidale di Carlo Mariani (1967)  che rappresenta l’Assunzione della Vergine Maria in cielo affiancata da San Giovanni Evangelista  mentre Paolo VI è orante ai suoi piedi. Nella cappella di destra da ammirare  il prezioso tondo seicentesco, della Vergine col Bambino e Santi attribuito al  G. Sementi, discepolo del Reni. Ad ornare la chiesa è il ciclo decorativo dei 10  dipinti posti sulle navate laterali  realizzati da grandi artisti contemporanei come Purificato, Fantuzzi, Montanarini, Ceracchini e Colacicchi.   Grazie a questa sua ricchezza di opere contemporanee il monumento è stato giustamente indicato da insigni critici d’arte come una preziosa pinacoteca d’arte contemporanea.

San Benedetto, l’abbazia Di Frosinone, nel 1700 fu teatro di un  evento miracoloso

Forse non tutti sanno che anche Frosinone nel Medioevo fu edificata dai monaci cassinesi un’abbazia benedettina. L’edificio attuale è frutto di una ricostruzione della metà del XVIII secolo (1750-1797) operata su un precedente edificio medioevale. L’elegante facciata ha il duplice andamento concavo-convesso nei due ordini e presenta un elegante tiburio ottagonale. L’interno a navata unica è coperto con volta a botte stuccata e lunettata e conserva pregevoli tele datate tra il Seicento e l’Ottocento. Ai  lati del transetto sono disposti gli altari Grappelli e Kambo con le sepolture nobiliari delle due famiglie. Sull’organo una pregevole tela  raffigura San Benedetto da Norcia e sugli altari laterali diverse tele sei settecentesche arricchiscono la Chiesa.  Cara ai fedeli è la miracolosa immagine della Madonna del Buon Consiglio;  si tratta di una  tela del XVI secolo con una cornice lignea a raggiera dorata e decorata a rilievo da un arcangelo e un cherubino posti fra le nuvole. Dalle antiche cronache si legge che il 10 luglio 1796 il volto della Madonna cambiò colore, aprì gli occhi e pianse mentre guardava il figlio e la folla di fedeli accorsi per venerare l’immagine. Per sei mesi ripeté il miracolo.

Un tempietto neoclassico in corso delle Repubblica

Lungo Corso della Repubblica  dal 1840 si ammira la chiesa neoclassica dedicata a S. Lucia che  sorgeva nei  pressi delle carceri dell’antica Rocca (oggi edificio Banca d’ Italia)  ed  edificata per volere di Mons. Filonardi per dare degna sepoltura ai  condannati a morte.

La devozione a San Gerardo Maiella

I frusinati  sono devoti a San Gerardo Maiella la cui parrocchia è retta dai padri della congregazione del santissimo redentore (redentoristi) fondati da sant’Alfonzo nel 1732.  Data la grande devozione riservata al Santo  che  si festeggia  a fine settembre, la processione vede la presenza di  una folla di gente proveniente da tutti i paesi limitrofi al capoluogo. L’edificio sacro fu eretto nel corso del XVIII secolo per volere dei vescovi di Veroli De Zaulis e  Tartagnis. Nel luogo dove si trovava la Chiesa di San Lorenzo e una piccola cona  dedicata alla Madonna delle Grazie .La chiesa, graziosa ed elegante è a navata unica, presenta varie cappelle laterali e un prezioso affresco del XIV secolo, posto dietro l’altare centrale, raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, tipica immagine di devozione popolare e unico frammento dell’antico edificio di San Lorenzo.

La cappella di S. Magno

Su una piccola collinetta, in via Casilina sud  si erge dal XVIII la chiesetta ottagonale di San Magno, più famosa come Madonna della Delibera, per la particolare venerazione che i frusinati hanno per un’effige della Vergine. L’interno molto semplice è decorato con affreschi e tele raffiguranti: la Vergine Maria e il Bambino con  San Magno adorante che incontra S. Ormisda;  San Tommaso d’ Aquino e San Biagio;  San Bernardino da Siena e San Luigi Gonzaga.

Santuario della Madonna Della Neve

Dalle cronache antiche si legge che nel 1675 esplose un grande interesse e un movimento di folla straordinario intorno alla antica chiesetta della Madonna della Neve allora quasi in totale rovina. La primitiva chiesa fu costruita nel 1586 probabilmente in segno di più clemenza sul luogo dove avvenivano le esecuzioni capitali, considerando che la Madonna della Neve è patrona dei condannati a morte. Il grande clamore fu causato da un fenomeno straordinario accaduto il 10 maggio 1675 quando “L’immagine della Madonna s’illuminò e comiciò a sudare mentre il volto prendeva un colorito vivo”. Il miracolo si ripeté più volte anche di fronte al Vescovo Mons. Riccardo degli Annibaldeschi che decise la costruzione di un Santuario frequentato da folle di pellegrini che chiedevano guarigioni. Come molti monumenti cittadini anche questa chiesa subì la distruzione dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e oggi dell’antico santuario resta l’immagine della Madonna venerata dai fedeli.

L’architetto Danilo Lisi e le architetture sacre contemporanee

Nella zona bassa della città particolarmente interessanti sono le architetture delle chiese di S. Maria Goretti e di  San Paolo progettate dall’ architetto frusinate Danilo Lisi già docente dell’ Accademia delle Belle Arti di Frosinone e Napoli, e  titolare della cattedra di “Elementi di Architettura e Urbanistica” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e dell’insegnamento di “Analisi del Territorio e Progettazione del Paesaggio”, attivato dalla stessa Accademia. Le sue opere sono state pubblicate sulle maggiori riviste del settore ed è apprezzatissimo da molti critici come  Maurizio Calvesi che lo ha ritenuto tra i più validi rappresentanti della nuova architettura italiana.”










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