a cura di Livia Gualtieri
Babbo Natale del terzo millennio
Babbo Natale del terzo millennio
Il mese di Dicembre ci porta a pensare alle festività e queste evocano alla mente scenari imbiancati e paesaggi nordici. Ai bimbi vengono raccontate storie in attesa che Babbo Natale arrivi dal Grande Nord con la sua slitta trainata da renne, portando doni. Immaginiamo scenari polari e villaggi sperduti in mezzo ai ghiacci, dai quali il simpatico ”vecchietto” giungerà. E l’atmosfera di festa cancella la coscienza di quanto quei luoghi stiano mutando a causa dei cambiamenti climatici e il rischio di perdere ciò che oggi diamo per scontato nel nostro bellissimo e sofferente pianeta, nella natura come l’abbiamo sempre conosciuta.
Il futuro sotto le tue mani
Gli scienziati ci dicono che nel 2100, un periodo che a noi sembra ancora molto lontano perché percepiamo il tempo secondo il metro della durata della nostra vita, ma che, geologicamente parlando, è molto più breve di quanto crederemmo, la maggior parte dei ghiacciai alpini potrebbe essere sparita. Questo sarebbe un danno enorme, non soltanto perchè perderemmo i magnifici paesaggi che oggi ammiriamo, ma anche importanti risorse idriche e la memoria storica di parte del nostro pianeta e dei cambiamenti in esso intercorsi lungo i millenni.
L’archivio del ghiaccio
Infatti il ghiaccio contiene, nelle sue stratificazioni, polveri atmosferiche, gas, isotopi radioattivi e resti biologici di forme di vita e costituisce un archivio naturale della storia del nostro pianeta e dei cambiamenti subiti nel corso delle varie ere. Per questo nel 2015 è nato il progetto Ice memory, tra l’Università Ca Foscari di Venezia, il Cnr e l’Università di Grenoble, volto a prelevare carote di ghiaccio nei siti a maggior rischio di scioglimento per poi stoccarle in una sorta di banca del ghiaccio in Antartide, dove potranno essere studiate e conservate a memoria del passato per le generazioni future.
Quando, cioè, Babbo Natale non potrà più scendere sui tetti dalla sua baita in mezzo ai ghiacci e i bimbi sentiranno storie molto diverse da quelle che sono state raccontate a noi. Questo Natale, con un po’ di fervida fantasia – quella che accompagna sempre l’infanzia e i momenti più magici – immaginiamo che i ricercatori siano i Santa Claus del futuro e che le loro colorate tute da scalatori prendano il posto della giubba rossa bordata di candida pelliccia; che i mezzi da neve siano le slitte futuriste e i doni, fatti al pianeta e ai nostri discendenti, siano quei preziosi spezzoni di ghiaccio conservati, non in uno chalet, ma in una grotta scavata nel ghiaccio a -54°, accanto alla base Concordia. Non sarà un dono solo per noi, ma per tutta l’umanità. E, insieme al mistero e alla celebrazione della nascita santa in una povera grotta di pastori, nascita che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità, guardiamo con ammirazione a questa grotta gelida in Antartide, luogo di ricerca e di pace perché libero da rivendicazioni di qualsiasi paese e da azioni militari. E, dunque, ideale per essere accostato ad una festa di pace e fratellanza.