Le Bandiere arancione della Ciociaria
Quando arriva la primavera e le temperature si fanno più miti, si risveglia anche la voglia di gite fuori porta: un weekend romantico, in famiglia o con gli amici è l’occasione migliore per trascorrere del tempo in serenità tra i meravigliosi piccoli centri storici della nostra terra. Spesso sottovalutiamo la ricchezza dei borghi italiani, invece è proprio nei luoghi in cui tutto resta a misura d’uomo che è ancora possibile assaporare la vita autentica e i ritmi lenti, tra percorsi storico-artistici ed enogastronomici.
Bandiere Arancioni
“Bandiere Arancioni” è un progetto del Touring Club Italiano che nasce nel 1998, con lo scopo di selezionare i piccoli borghi dell’entroterra e della costa, che spiccano per la qualità dell’accoglienza e nei quali si fa attenzione alla sostenibilità ambientale, alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio. Il Marchio è uno strumento di valorizzazione del territorio, visto con gli occhi del turista e attraverso le sue esperienze. Ad oggi in Italia sono 267 i borghi che possono fregiarsi della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano: www.bandierearancioni.it
Maggio è il mese ideale per perdersi tra i vicoli, i monumenti e la natura incontaminata dei piccoli centri storici che caratterizzano la Ciociaria, dove arte, paesaggio e buona cucina si fondono in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
Allora, cosa state aspettando? Scopriamo insieme i Borghi Bandiera Arancione, che sono stati selezionati dal TCI in provincia di Frosinone e che sono pronti ad accogliere al meglio i loro visitatori.
Arpino
Questa piccola cittadina ciociara che domina la Valle del Liri è stata la patria di tanti uomini illustri: Cicerone, avvocato, oratore, politico, scrittore e filosofo. Caio Mario, sette volte console. Marco Vipsanio Agrippa, l’architetto del Pantheon. Giuseppe Cesari detto il “Cavalier d’Arpino”, che fu il maestro del Caravaggio. Domenico Mastroianni, zio del più celebre attore Marcello. Ennio Morricone il celebre compositore e musicista.
Civitavecchia
La visita può iniziare dal caratteristico borgo di Civitavecchia, l’antica acropoli che conserva la cinta muraria di età preromana in opera poligonale con la porta ad ogiva del V sec. a.C., unica sopravvissuta nel Mediterraneo. Dalla Torre medievale detta ‘di Cicerone’ si può godere di una vista straordinaria sulla città e sulla vallata. Le chiese della SS Trinità e di San Vito conservano ancora preziose opere d’arte. Da qui si può raggiungere il centro di Arpino percorrendo un comodo sentiero pedonale oppure con la propria auto. Dalla centrale Piazza Municipio, che conserva i resti di un basolato romano, con l’elegante Palazzo Boncompagni e la Collegiata di San Michele Arcangelo, si può partire alla scoperta degli angoli più suggestivi della cittadina, divisa nei quattro rioni: Colle, Civita Falconara, Arco e Ponte.
Da non perdere la visita alla collezione permanente della Fondazione Mastroianni all’interno del possente Castello quattrocentesco di Ladislao e alle raccolte dei Musei della Liuteria, delle Arti Tipografiche e dell’Arte della Lana.
Nel mese di maggio qui si tiene il Certamen Ciceronianum Arpinas, una gara di traduzione e commento di un brano in latino di Cicerone, a cui partecipano giovani studenti di diverse nazionalità. Nel weekend successivo al Ferragosto si svolge, invece, il Gonfalone di Arpino, una manifestazione folkloristica in cui gli abitanti dei quartieri e delle contrade del paese si sfidano in abiti rigorosamente tradizionali, indossando anche le tipiche calzature in cuoio dette ‘ciocie’.
Collepardo
Su uno sperone dei Monti Ernici si trova il piccolo borgo di Collepardo, dal caratteristico impianto medievale con un’antica cinta muraria, sei torri e tre porte. Passeggiando tra i vicoli del centro storico, si può ammirare la Chiesa del SS. Salvatore, edificata nel XV secolo da papa Martino V Colonna con materiali provenienti dalla Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Molto interessanti sono anche le Chiese della Consolazione, di San Rocco e della SS. Trinità. Il reticolo di viuzze del borgo medievale è caratterizzato dalla presenza di eleganti edifici privati di epoche diverse, come il Palazzo Comunale, il Palazzo “La Rocca” e il Palazzo “Monsignore”. Merita assolutamente una visita la trecentesca Rocca dei Colonna, che presenta un magnifico portale del 1606, realizzato dalla famiglia Tolomei di Siena.
Collepardo, scrigno di tesori artistici e naturalistici, è conosciuta soprattutto per gli straordinari fenomeni carsici che attirano numerosi appassionati e curiosi.
Non lontano dal centro abitato sorgono le Grotte di Collepardo, note anche come ‘Grotte dei Bambocci’, il cui nome rimanda alle stalattiti presenti nella cavità principale, che assumono la caratteristica forma di bambole e pupazzi (ovvero i bambocci). Nel 1904 questo nome fu sostituito da ‘Grotte della Regina’, in onore della visita della prima sovrana d’Italia.
Nelle vicinanze si trova il Pozzo d’Antullo, un’enorme voragine carsica con una profondità massima di 80 m e con una circonferenza di 300 m, tra le più grandi d’Europa. Nel fondo, oltre alla vegetazione, si possono ammirare le stalattiti curve, modellate forse dal vento proveniente da cunicoli laterali.
Le Grotte di Collepardo insieme al Pozzo d’Antullo e al Bosco demaniale di Selva d’Ecio, rientrano nel territorio dell’Ecomuseo ‘Orto del Centauro Chirone’. Una particolare forma museale costituita da un processo partecipato di riconoscimento, interpretazione e gestione dello straordinario patrimonio naturale e culturale del territorio di Collepardo, avviato in modo spontaneo nel 2012.
A Collepardo si trova anche uno dei monasteri più suggestivi e mistici del Lazio, la Certosa di Trisulti recentemente riaperta al pubblico. Da qui partono numerosi percorsi di trekking che raggiungono le cime del Monte Rotonaria e del Monte La Monna.
Nelle vicinanze della Certosa si possono visitare anche il Santuario della Madonna delle Cese. Lungo la strada per Veroli si trovano, invece, i resti del Monastero di San Nicola, del Monastero di San Domenico e il Ponte dei Santi.
San Donato Val di Comino
È un piccolo borgo montano, dalle lontane origini sannite, adagiato lungo le pendici del gruppo montuoso della Meta, in posizione dominante sulla conca del fiume Melfa e sulla Valle di Comino. Si trova all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed è un passaggio obbligato per quanti vogliono raggiungere il versante abruzzese da quello laziale. Molto suggestivo è il Passo di Forca d’Acero, circondato da maestose faggete popolate da orsi marsicani, cervi, lupi e camosci.
Torre quadrata medievale
Il centro storico è dominato da un’alta torre quadrata medievale, raggiungibile attraverso vicoli tortuosi con i caratteristici passaggi coperti, che nel dialetto locale sono chiamati ‘spuort’.
Porta dell’Orologio
Nella parte più alta troviamo anche il Santuario di San Donato, in cui si venera il santo protettore. Si accede al Rione Castello varcando la duecentesca Porta dell’Orologio, dove sono state incise tre croci in ricordo di tre banditi che vi furono impiccati nel Cinquecento. Dalla via Pedicata si raggiunge il Duomo, dedicato a Santa Maria e San Marcello Papa. Sotto l’altare maggiore si conservano le reliquie di Santa Costanza martire, compatrona del Paese, festeggiata l’ultima domenica di agosto, con la processione e una caratteristica Fiera delle Cipolle.
Palazzo Quadrari
Di fronte al Duomo si trova l’elegante Palazzo Quadrari, che conserva preziose epigrafi romane lungo lo scalone d’ingresso. Dalla Piazza Coletti, il cuore del centro storico, si scende lungo via Maggiore, dove si incontra la pietra “dello scandalo”, dove nel Cinquecento si esponevano i debitori insolventi. Un memoriale con la stella di David ricorda il gruppo di 28 ebrei stranieri che furono internati dal regime fascista tra il 1940 e il 1944 proprio a San Donato. Tra di essi c’erano anche Grete Berger, un’attrice del cinema muto tedesco e Margaret Bloch, amica di Franz Kafka.
A San Donato si possono praticare, inoltre, diverse attività sportive: dallo sci al trekking e all’arrampicata, fino al parapendio e al deltaplano. Dell’antica tradizione degli scalpellini, ormai perduta, restano gli splendidi portali in pietra con eleganti chiavi di volta che caratterizzano i sontuosi palazzi del centro storico.