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L’accanimento contro Sinner: quando la giustizia sportiva perde di vista il buonsenso

a cura di Alfio Mirone

28 Settembre 2024

L’accanimento contro Sinner: quando la giustizia sportiva perde di vista il buonsenso

L’accanimento contro Sinner: quando la giustizia sportiva perde di vista il buonsenso

Jannik Sinner, una delle figure più corrette e rispettate nel circuito tennistico mondiale, si trova al centro di un’ingiusta battaglia legale contro la WADA, l’Agenzia mondiale antidoping, che ha presentato ricorso contro l’assoluzione dell’atleta per il caso di contaminazione da Clostebol.

La domanda che sorge spontanea è:

perché tanto accanimento nei confronti di un atleta che, con trasparenza e onestà, ha dimostrato la sua estraneità ai fatti?

Il contesto è ormai noto: Sinner è risultato positivo al Clostebol, una sostanza proibita, durante il torneo di Indian Wells, dopo aver inconsapevolmente subito una contaminazione dal farmaco da banco Trofodermin, utilizzato dal suo fisioterapista per trattare una ‘sua’ piccola ferita. Le tracce rilevate erano infinitesimali, presenti in miliardesimi di parte, una quantità talmente irrilevante da non poter in alcun modo influire sulle prestazioni del giocatore.

La International Tennis Integrity Agency (ITIA), dopo aver esaminato tutte le prove e le testimonianze, ha assolto Sinner per “assenza di colpa o negligenza”, riconoscendo la natura accidentale della contaminazione. Eppure, la WADA ha deciso di fare ricorso, chiedendo una squalifica di uno o due anni. Una decisione che solleva seri dubbi su quale sia il vero scopo di questo ricorso: perseguire una giustizia sportiva o dimostrare un rigore eccessivo, che sfiora l’accanimento?

Un paragone illuminante: il test dell’alcol alla guida

Per comprendere l’assurdità della situazione, possiamo fare un parallelo con il test dell’alcol per chi è alla guida. Se durante un controllo il tasso alcolemico è inferiore ai limiti di legge, non ci sono conseguenze legali per il guidatore. Allo stesso modo, la quantità di Clostebol rilevata nel corpo di Sinner era talmente ridotta da non poter in alcun modo migliorare le sue prestazioni in campo. Perché allora insistere con un ricorso che non solo sembra privo di fondamento, ma rischia di minare la credibilità della giustizia sportiva?

È qui che l’intera vicenda si fa paradossale. Da un lato, si chiede tolleranza zero per il doping, e questo è sacrosanto. Ma dall’altro lato, quando le tracce rilevate sono infinitesimali e chiaramente non hanno avuto alcun impatto sulle prestazioni, l’accanimento diventa sproporzionato e ingiusto.

L’immagine di un atleta corretto sotto tiro

Jannik Sinner è un simbolo di correttezza e integrità nel mondo dello sport. Non solo è conosciuto per il suo talento straordinario, ma anche per la sua etica lavorativa e il rispetto verso le regole. È difficile comprendere perché la WADA si ostini a trattare con tanta severità un caso di contaminazione accidentale, quando è chiaro che Sinner non ha intenzionalmente violato alcuna regola.

Questa vicenda mette in luce un aspetto inquietante: la rigidità eccessiva di alcuni organi di controllo, che sembra più concentrata nel dimostrare la propria inflessibilità piuttosto che nel garantire una giustizia equa.

La domanda sorge spontanea: a chi giova un simile accanimento? Non certo allo sport, che ha bisogno di esempi come Sinner, atleti puliti, trasparenti e impegnati a vincere con merito.

Una giustizia cieca?

La battaglia legale prosegue, ma c’è un messaggio che deve emergere con forza: perseguire la giustizia è fondamentale, ma quando la rigidità normativa si trasforma in accanimento, si rischia di distorcere il senso stesso della giustizia. La WADA dovrebbe concentrarsi su chi utilizza il doping per migliorare le proprie prestazioni, non su chi, come Sinner, è vittima di una sfortunata contaminazione.

Jannik Sinner ha dimostrato di essere un campione, non solo per i suoi successi sul campo, ma anche per il modo in cui ha affrontato questa vicenda, con trasparenza e dignità. Meritava una giustizia equa e veloce, non una caccia alle streghe. La speranza è che il TAS possa finalmente mettere la parola fine a questa vicenda, restituendo a Sinner la serenità e la giustizia che merita.





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