a cura di Biancamaria Valeri
Violenza sulle donne, violenza contro le donne
Violenza sulle donne, violenza contro le donne
E il nostro cuore sogna la primavera,
perché nel cuore in realtà la speranza non si spegne mai,
e perché nei sogni è nascosto il passaggio verso l’eternità.
Sulla devastante piaga della violenza sulle Donne, sul vilipendio della femminilità il fotografo ferentinate Stefano Rinaldi ha riflettuto sul tema con cinque scatti di rara bellezza e suggestione. Sono cinque scatti in bianco e nero raggruppati sotto un’unica denominazione: “Dolore Composto”, perché il dolore delle Donne, quando è provocato da violenza umiliante, non urla, si stringe in un oscuro silenzio fatto di ombre, di disperazione, di lacrime amare, di vergogna.
Donne di Creta
Potremmo dare anche un altro titolo: “Donne di Creta”, perché Stefano immerge la bellezza muliebre nella creta umida, nel fango in cui la violenza scaraventa le donne violate, senza alcun rispetto per l’identità umana che rende la Donna simmetrica e speculare al Maschio. La tracotanza, la ὕβϱις, (hýbris, l’azione dello stupro, tra i greci antichi, era resa col verbo: hybrìzein, per indicare una violenza scomposta e vergognosa), la violenza correlata in generale a un’azione ingiusta o empia, che produce conseguenze negative e devastanti su persone ed eventi, si manifesta in un’azione delittuosa, in un’offesa personale, compiuta “allo scopo di umiliare”, il cui movente è dato non da un utile, ma dal piacere, dall’orgoglio di sé che l’autore del crimine trae dalla malvagità dell’atto stesso, mostrando la sua superiore forza sulla vittima.
Non si esce dal tunnel della violenza subìta: questa lascia nell’anima della Donna ferite che non si rimarginano più. L’anima è spirito; è il luogo del sentimento, delle emozioni, dell’amore. La violenza penetra in questo sacrario, lo scardina, anche se l’anima è incorporea. Il graffio che subisce non tocca il corpo, la materia, ma si riverbera su di esso e fa più male di mille pugnalate. Mai più sarà come prima; mai più si dimenticherà l’affronto; mai più l’orrore sarà annullato. La memoria del fatto rimarrà indelebile e riemergerà anche dopo anni, specialmente nel momento in cui tacciono i rumori e si rimane soli con la propria coscienza. I fantasmi del passato riemergono sempre.
Stefano Rinaldi
Stefano Rinaldi sceglie il bianco e nero non solo per rendere più drammatica la foto, ma per far giganteggiare la figura femminile che continua a mantenere la sua regale dignità anche se violata nell’intimo. Il fango incolore, che si dilava nei toni sfumati dal nero al grigio, rende ancor più drammatica la scena dell’evento. Fa emergere a tutto tondo la plasticità del corpo femminile: i seni prepuberi; le mani affusolate; le labbra turgide; il profilo lineare; il corpo armonioso. La violenza subìta, qualsiasi violenza perpetrata, nella “donna di creta” ritratta da Stefano Rinaldi, non ha scalfito la profonda dignità della donna; anzi, questa continua a sussistere, ribolle all’interno delle membra ed esce sotto i raggi della luce bianca, che fuga le tenebre della disperazione, dell’umiliazione e fa sgretolare il duro involucro di creta, che costringe il corpo nudo come entro un bozzolo coriaceo e duro di una crisalide. La donna è coraggiosa! Sa risorgere dalle sconfitte e dalle umiliazioni … ma ha bisogno di tempo; ha bisogno del tempo dell’attesa per ritrovare la forza dell’andare avanti pur nello smisurato dolore in cui è caduta.
Bella la correlazione Donna – Creta – Terra! La Donna come la grande madre Terra è fattrice di vita, è fattrice di figli, è fattrice di futuro. Ma la violenza su di lei spezza irrimediabilmente tale nesso e preclude drammaticamente l’aspettativa di futuro.
Preghiera
La meditazione…
Colloquio intimo con se stessi
ricerca d’infinito
sperando
che il cielo si unisca alla terra.
Non si vive senza amore.
L’abbraccio che scende dall’alto
dona paterno
il senso della pace.
(Biancamaria Valeri, Preghiera, 21 novembre 2021)
Abbandono
Come una crisalide
avvolta nel suo bozzolo
attendo il momento
della metamorfosi.
Aspetto immobile
di uscire all’aria aperta
di respirare l’aria.
Vorrei libera
volare per il mondo
rompere le catene
che mi tengono avvinta
a quest’esile filo
della memoria
tramutato per me
in prigionia.
(Biancamaria Valeri, Prigioniera, 21 novembre 2021)