L’accanimento contro Sinner: quando la giustizia sportiva perde di vista il buonsenso L’accanimento contro Sinner: quando la giustizia sportiva perde di vista il buonsenso Jannik Sinner , una delle figure più corrette e rispettate nel circuito tennistico mondiale, si trova al centro di un’ingiusta battaglia legale contro la WADA , l’Agenzia mondiale antidoping, che ha presentato ricorso contro l’assoluzione dell’atleta per il caso di contaminazione da Clostebol. La domanda che sorge spontanea è: perché tanto accanimento nei confronti di un atleta che, con trasparenza e onestà, ha dimostrato la sua estraneità ai fatti? Il contesto è ormai noto: Sinner è risultato positivo al Clostebol , una sostanza proibita, durante il torneo di Indian Wells, dopo aver inconsapevolmente subito una contaminazione dal farmaco da banco Trofodermin, utilizzato dal suo fisioterapista per trattare una ‘sua’ piccola ferita. Le tracce rilevate erano infinitesimali, presenti in miliardesimi di parte, una quantità talmente irrilevante da non poter in alcun modo influire sulle prestazioni del giocatore. La International Tennis Integrity Agency (ITIA), dopo aver esaminato tutte le prove e le testimonianze, ha assolto Sinner per “assenza di colpa o negligenza”, riconoscendo la natura accidentale della contaminazione. Eppure, la WADA ha deciso di fare ricorso, chiedendo una squalifica di uno o due anni. Una decisione che solleva seri dubbi su quale sia il vero scopo di questo ricorso: perseguire una giustizia sportiva o dimostrare un rigore eccessivo, che sfiora l’accanimento? Un paragone illuminante: il test dell’alcol alla guida Per comprendere l’assurdità della situazione, possiamo fare un parallelo con il test dell’alcol per chi è alla guida. Se durante un controllo il tasso alcolemico è inferiore ai limiti di legge, non ci sono conseguenze legali per il guidatore. Allo stesso modo, la quantità di Clostebol rilevata nel corpo di Sinner era talmente ridotta da non poter in alcun modo migliorare le sue prestazioni in campo. Perché …