La cristalliera di Fausto Russo

La cristalliera

La cristalliera La cristalliera “Non si parla quando si mangia” Lo si ripeteva spesso in quelle famiglie che consideravano lo stare a tavola come un rito, verso il quale era un implicito il non sottrarsi. I membri della famiglia che si ritrovavano a tavola sancivano un’unione che era quasi impensabile rompere. Poco importa se quel sedersi tutti insieme non veniva sostanziato da uno scambiarsi pezzi di mondi di dentro che, ognuno, era implicitamente tenuto a custodire e a non esprimere. Per consuetudine, per pudore, fondamentalmente perché le emozioni, gli affetti, i sentimenti, le gioie, i dubbi, i timori, rappresentavano un materiale assai compromettente, con cui non si era preparati a fare i conti. Famiglie senza confronto reale, senza condivisione del proprio patrimonio emotivo: meglio, allora, riunirsi davanti al nuovo focolare. Quella scatola nera con la maggior parte dei suoi programmi dalla presa emotiva superficiale e grossolana, con situazioni poco credibili, sbilanciati o sull’edulcorare serenità o sull’estremizzare rischi e pericoli. Si soddisfaceva il bisogno naturale di emozionarsi solo attraverso le situazioni degli altri, verso i quali scattavano sentimenti, volta per volta, di solidarietà, perfino di commiserazione o, al contrario, di condanna o di aggressione espulsiva. Abbastanza diffusa risultava la tendenza a “raccontarsela”, ad esibire presunte forme di superiorità, che fossero guasconescamente innocenti o perfino perfidamente supponenti. Altrettanto consueta era la possibilità di scegliere chi appena la faceva fuori dal vaso per prenderlo in giro e per burlarlo, illudendosi di essere creativi ma in realtà sottraendosi ad una relazione empatica. Perché, se si fosse abbandonato il copione obbligato e statico dello sfottò, i commensali sarebbero riusciti a promuovere visioni e visionarietà, capaci di saltare lo stretto reale, per dirigersi verso il possibile: ma, poi, avrebbero dovuto governare transiti emotivi verso i quali erano, evidentemente, impreparati. La perversione forse più marcata apparteneva ad un’altra …